Il messaggio si apre con dei saluti. E che saluti! Al nuovo Rettor Maggiore, Don Fabio Attard, si augura “buon lavoro”. Un modo simpatico per mettere un po’ di pressione, no? Certamente, il Papa non è noto per le sue improvvisazioni, quindi pesa le parole. E poi? I ringraziamenti al Cardinale Ángel Fernández Artime, che ha laboriosamente servito l’Istituto e la Chiesa universale. Umani e gentili, ma bisogna smettere di danzare sulle punte. Bisogna entrare nel vivo. E cosa dice il Papa?
Centro del discorso: “Salesiani appassionati di Gesù Cristo e consegnati ai giovani”. Si potrebbe pensare a uno slogan di una campagna pubblicitaria. E invece no. È un bel programma, ma a chi lo si sta rivolgendo? A questi salesiani che hanno la passione di Don Bosco nel cuore, o a quelli che si sono adagiati nel torpore del quotidiano? Il Pontefice, con il suo solito stile affilato, esorta a lasciarsi coinvolgere dall’amore di Cristo. E qui la classe si fa sentir bene. “Servire senza tener nulla per sé”, dice. Utopia? O realtà da riscoprire?
Con un ammiccare di spalle, Francesco riconosce le sfide moderne. “Diverso dal passato”? Mica tanto, visto che le sfide sono sempre state cambiate come i vestiti in un armadio. Ma la fede e l’entusiasmo, sono invariati. Riflessione profonda o pura retorica? Ognuno può farsi una propria opinione. E l’interculturalità? Un bel termine. Ma all’atto pratico, quanti salesiani sono realmente pronti a mettersi in gioco in un mondo tanto variegato?
Il Papa invita i partecipanti a perseverare. Bene, ma chi lo ascolta? La realtà è che ci sono migliaia di confratelli sparsi per i cinque continenti, e qual è il loro destino? Cos’è il servizio, in un mondo che cambia a velocità supersonica?
Parla di passione, di concretezza, di testimonianza… Ma quante volte abbiamo sentito queste parole senza mai vederle incarnate?
E poi, il sigillo finale: l’affidamento a Maria Ausiliatrice. Gesto d’amore? Sì. Ma anche un tentativo, neanche troppo velato, di passare il testimone. Come a dire: “Io ho parlato, ora arrangiatevi voi con la Madre”.
Ma le sorprese non finiscono qui. Il Pontefice ha un altro asso nella manica: annuncia il tema per la Giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. “Semi di pace e di speranza”, dice. Ma chi decide cosa piantare? Si parla di “pace con il creato” per il 2025, anno giubilare. Tanta retorica attorno a una questione seria: mentre si discute, il Pianeta continua a soffrire. È ora di passare ai fatti, non ai discorsi. Che ci crediate o no, è l’azione che fa la differenza e non le parole vuote.
Finiti i saluti e le buone intenzioni, resta solo da capire se i Salesiani avranno il coraggio di rispondere all’appello. La sfida è chiara: passione, non mediocrità. Ma basterà il messaggio di Francesco a smuovere le coscienze assopite? Il tempo delle chiacchiere è finito.