La misericordia non è un optional: V Domenica di Quaresima

La scena è inconfondibile: una donna colta in flagrante adulterio si trova davanti a Gesù, mentre scribi e farisei, chi con la pietra in mano, chi con l’aria compiaciuta di chi ha trovato una vittima da sacrificare, attendono la sua condanna. “Signore, Mosè nella legge ci ordina di lapidarla. Tu cosa dici?” La domanda, mascherata da curiosità teologica, è in realtà un tranello, un test per smascherare il messia di turno.
Qui emerge la vera essenza del messaggio: Dio non è venuto per condannare, ma per perdonare. È l’invito al rinnovamento, alla conversione che riecheggia attraverso i secoli. Ma, oggi, ci chiediamo: siamo davvero pronti a rinunciare alle nostre pietre?
Paolo non si ferma qui; ci avverte che la scelta di Cristo non è un traguardo ma un cammino. “Non ho certo raggiunto la meta,” dice. Un timido riconoscimento che ci sveglia da un torpore spirituale: la fede richiede sforzo quotidiano, e non è affatto una scusa per adagiarci sugli allori.
La messa di oggi, celebrata in un contesto di giubileo per ammalati e operatori della sanità, è un promemoria della vulnerabilità umana. “Rivolgi a noi, Madre, gli occhi tuoi misericordiosi,” chiediamo, ingenuamente, ma non ci si ferma mai a riflettere sul significato di quella misericordia. Non è forse in noi stessi, nelle nostre fatiche quotidiane, che dovremmo esercitarla?

Ma cosa fa Gesù? Sceglie di scrivere a terra, come se le parole non bastassero per rispondere all’ipocrisia che lo circonda. Poi, con una frase che farebbe tremare i cuori più induriti, sostiene: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra.” E voilà, il gioco è fatto. I santi che volevano fare giustizia si dissolvono uno dopo l’altro, lasciando la donna e Gesù in una sorta di drammatico vuoto.

Nella seconda lettura, san Paolo ci ricorda un concetto fondamentale che sembrerebbe ovvio, ma che spesso dimentichiamo: la vita cristiana non è un pacchetto preconfezionato da accettare. La nostra identità, le nostre sicurezze, tutto ciò che prima ritenevamo prezioso, diventa “spazzatura” comparato all’incontro con Cristo. Eppure, ci ostiniamo a portarci dietro pesi inutili, come se ci si potesse presentare davanti a Dio con le tasche piene di rottami. E ci chiediamo perché le nostre vite sembrino così vuote.

Ma nella nostra confortevole vita di routine, siamo fuggiti dalle sfide. Un peccato, ma non un peccato come quello della donna: è il peccato dell’indifferenza, della comodità, di un cristianesimo che si sforza di non disturbare. La domanda rimane: cosa siamo disposti a “perdere” per guadagnare Cristo? La nostra lungimiranza dovrebbe invitarci a riconsiderare le nostre priorità. Ciò che riteniamo prezioso potrebbe rivelarsi solo un miraggio.

Il Vangelo di questa domenica ci sfida a seppellire quel “vecchio” che ci ancoriamo addosso, a rinnovarci ogni giorno, a rifuggire dal comodo “giudizio” e a coltivare un amore che perdona. È tempo di costruire, giorno dopo giorno, una vita cristiana che rompa le catene dell’ipocrisia e della superficialità, e che ci conduca, con umiltà, verso la vera essenza della fede.

In questo cammino, la giustizia deve sempre avere un valore terapeutico: guaritore e salvatore. E mentre Isaia ci ricorda che Dio vuole aprire strade nel deserto, noi potremmo iniziare a scavare nei nostri cuori, per far emergere la via della misericordia e del perdono. È un cammino lungo e complicato, ma chi ha detto che la vita cristiana fosse facile?

Quindi, facciamo spazio alle domande scomode, ai percorsi in salita. Perché, in fondo, l’amore, il perdono e la misericordia non dovrebbero essere solo parole, ma il fondamento della nostra esistenza. E se ciò che siamo oggi ci sembra insoddisfacente, è proprio lì che possiamo cominciare a costruire la nostra vita nuova.

Il percorso è chiaro: abbandonare le pietre, accogliere la misericordia. Perché, come ci insegna il Vangelo, non è mai troppo tardi per riscrivere la nostra storia.

Link alle fonti: Vangelo: Misericordia e Perdono | La vita cristiana si costruisce giorno dopo giorno | Angelus della V Domenica di Quaresima