Il 7 settembre 2025 segnerà una pagina significativa nelle cronache della Chiesa cattolica contemporanea: Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati saranno canonizzati in una solenne cerimonia che non solo esalta la santità di due giovani italiani, ma è anche occasione per un forte messaggio di speranza rivolto alle nuove generazioni. Papa Leone XIV, nel suo primo Concistoro celebrato il 13 giugno, ha ufficializzato questa data, unificando così due canonizzazioni precedentemente programmate in contesti diversi e rinviate a seguito della morte del suo predecessore, Papa Francesco. Accanto a loro, il 19 ottobre, sarà la volta di altri sette beati, tra cui spicca la figura di Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, una presenza che aggiunge profondità e ricchezza alla riflessione sulla santità nei nostri tempi.
Nel raccontare questa attesa, vale la pena soffermarsi sulle storie di questi due giovani che, pur divisi da quasi un secolo, incarnano un’identica testimonianza di fede vissuta con intensità e autenticità nel cuore della vita quotidiana.
Carlo Acutis, nato a Londra nel 1991 e cresciuto a Milano, è l’emblema del “santo millennial”. Un ragazzo come tanti, appassionato di calcio e tecnologia, capace di usare il mezzo digitale non come un semplice svago ma come un’autentica via di evangelizzazione. Non a caso viene definito “l’apostolo di Internet” e “patrono del web”, riconoscendo in lui una moderna forma di missionario, capace di dialogare con un mondo sempre più permeato dal virtuale.
La sua precoce maturità spirituale si manifestò fin dall’infanzia attraverso una nutrita devozione all’Eucaristia, che Carlo chiamava “la mia autostrada per il Cielo”. Una frase che, semplice eppure profonda, riassume la centralità di un Mistero che ha orientato la sua breve vita, interrotta prematuramente da una leucemia fulminante a soli 15 anni nel 2006. Carlo non esitò a offrire le proprie sofferenze come “un’offerta a Dio e alla Chiesa”, un gesto che ha ispirato tanti giovani e non solo. La sua beatificazione, celebrata nel 2020 nella Basilica di San Francesco ad Assisi, aveva già acceso i riflettori sulla sua figura, ma è stato il riconoscimento di un secondo miracolo – la guarigione inspiegabile di Valeria, una giovane studentessa universitaria del Costa Rica ricoverata in coma irreversibile a Firenze – a spalancare le porte della santità.
Aleggiano intorno alla sua figura anche aspetti di cronaca che sottolineano l’attenzione sempre viva e talvolta complicata che il secolo digitale riserva alle testimonianze di fede: alcune presunte reliquie, tra cui capelli attribuiti ad Acutis, sono state oggetto di un’indagine della Procura di Perugia, sospettate di essere oggetto di un traffico illecito. Un episodio che, senza scandalizzare ma con doverosa serietà, richiama l’importanza di una custodia rispettosa e autentica dei segni materiali della santità, perché la santità – quella vera – non è roba da bancarella.
Dall’altra parte della parabola che conduce al 7 settembre c’è Pier Giorgio Frassati, giovane torinese vissuto tra il 1901 e il 1925, la cui vita e santità rifulgono nella testimonianza di un cristiano che seppe coniugare impegno sociale, fede e passione per la montagna. Figlio di una famiglia borghese, con un padre agnostico e una madre formalmente credente, Frassati si mosse dall’intima convinzione personale e dalla pratica quotidiana nel cuore di una città industriale e culturalmente complessa. Studente di ingegneria, morì a soli 24 anni a causa di una meningite fulminante, probabilmente contratta nel corso delle sue visite e assistenze ai poveri e malati.
Definito da Giovanni Paolo II “l’uomo delle Beatitudini”, Frassati si impegnò nei movimenti giovanili e nell’Azione Cattolica, in un periodo storico segnato da fermenti politici e tensioni sociali, opponendosi con fermezza – e talvolta con spirito critico – al fascismo nascente. Amante delle scalate e della natura, incarna quella santità di quotidianità che si esprime in gesti concreti e premiata da una coerenza di vita in cui la fede non è solo sentimento ma azione caritatevole e solidarietà effettiva.
L’attenzione della Chiesa per le nuove generazioni
La canonizzazione congiunta di Acutis e Frassati, unificata in una stessa data e celebrazione, supera il progetto originario di Papa Francesco, che aveva invece previsto due momenti distinti: la canonizzazione di Acutis nel Giubileo degli adolescenti in aprile e quella di Frassati nel Giubileo dei Giovani nel mese di agosto. La morte di Papa Francesco ha portato a una riorganizzazione che ha visto Papa Leone XIV scegliere, forse con una sensibilità pastorale acuta, di combinare i due eventi in un’unica occasione di celebrazione, traducendo così in atto una continuità spirituale e simbolica tra due epoche diverse ma unite nel medesimo cammino di fede.
Questa scelta non è priva di significati: in un tempo in cui la Chiesa cerca di parlare e soprattutto ascoltare le nuove generazioni, la santità di due ragazzi, così diversi per il contesto storico, ma simili nel cuore e nella testimonianza, rappresenta un segnale forte. La santità non è più appannaggio di tempi remoti o esclusiva di ordini religiosi e gerarchie elevate, ma realtà possibile nella vita ordinaria, nella quotidianità di studenti, lavoratori, volontari, appassionati di sport e tecnologia, di montagna e amicizia. In questo incontro, che unisce la tradizione millenaria della Chiesa e le sfide di un mondo in rapidissima trasformazione, Acutis e Frassati diventano un ponte tra ieri e oggi, tra fede e mondo, tra cielo e terra.
Non va inoltre dimenticato il ruolo di Assisi, che riporta Carlo Acutis al centro di una comunità ecclesiale viva e attiva. La diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e quella di Foligno hanno ripreso con entusiasmo le attività organizzative in vista della canonizzazione. Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha espresso viva gioia, auspicando una visita papale sulla tomba del giovane santo, custodita nel Santuario della Spogliazione. Questo luogo, oggi meta di pellegrinaggi soprattutto da parte di famiglie e giovani, diventa così punto di riferimento internazionale di una santità “millennial”, che parla il linguaggio della tecnologia per rinnovare il fascino eterno della fede.
La canonizzazione di altri sette beati, tra cui Bartolo Longo
Al 7 settembre seguirà un altro momento cruciale, quello celebrato il 19 ottobre, quando saranno canonizzati altri sette beati, tra i quali spicca la figura di Bartolo Longo, la cui vicenda personale aggiunge una sfumatura di drammatica speranza: nato nel 1841, attraversò un’oscura fase di appartenenza al satanismo e all’occulto, per poi convertirsi radicalmente alla fede cattolica, diventando terziario domenicano e fondatore del Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, un polo di devozione mariana e di opere caritatevoli. Monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo di Pompei, ha espresso gratitudine sottolineando come la canonizzazione di Bartolo nel mese del Rosario non possa essere evento più adatto, ricordandoci che senza preghiera e impegno spirituale non si costruisce nulla di durevole nemmeno nelle realtà più concrete di carità e assistenza.
Accanto a Longo, saranno proclamati santi anche sacerdoti, missionari e laici provenienti da diverse parti del mondo e da contesti molto variegati, da Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo armeno e martire del genocidio, a Peter To Rot, catechista laico della Papua Nuova Guinea, passando per figure di carisma e dedizione nella vita religiosa e sociale come Vincenza Maria Poloni, Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, Maria Troncatti e José Gregorio Hernández Cisneros, medico venezuelano noto come “il medico dei poveri”. Questa pluralità di vocazioni sancisce la ricchezza e la complessità della santità cristiana: non un percorso unico e canonico, ma un mosaico di risposte alla chiamata di Dio.
L’iter canonico ha visto in questi casi un rispettoso e rigoroso processo. La canonizzazione di Carlo Acutis, per esempio, si è basata sul riconoscimento di due miracoli attribuiti alla sua intercessione, tra cui quello della giovane Valeria, di cui abbiamo già parlato. La causa di Pier Giorgio Frassati ha richiesto un ulteriore passaggio formale, che si è concluso nel corso del Concistoro di questa primavera. Questi dettagli, talvolta poco noti, rivelano un’apparente pazienza che cela una ferma volontà di assicurare, attraverso la prudente verifica teologica e medica, la genuinità della santità riconosciuta dalla Chiesa.
È interessante osservare come la figura di Acutis abbia aperto anche riflessioni sulla modernità dell’esperienza di fede. Il suo uso delle tecnologie digitali come strumento di evangelizzazione apre nuove prospettive e pone interrogativi sulle modalità con cui la Chiesa può comunicare e far propria l’epoca digitale senza perdere le radici tradizionali. Carlo è divenuto un ponte fra il passato di secoli di spiritualità e il futuro di comunità che si incontrano online, condividendo non solo contenuti ma esperienze di fede autentiche.
Pier Giorgio Frassati, dal canto suo, offre una testimonianza di impegno sociale che affonda le radici nella dimensione storica dell’Italia tra le due guerre, un momento di tensioni politiche e di sfide decisive per il Paese. La sua opposizione non violenta al fascismo e il suo amore per i poveri diventano oggi un richiamo per le nuove generazioni a non cedere all’indifferenza e a scoprire nella fede cristiana una forza propulsiva di giustizia e carità attiva.
Le canonizzazioni del 2025 si inseriscono quindi in un contesto di rinnovamento e attenzione pastorale che Papa Leone XIV sembra voler imprimere nelle trame del suo pontificato, una linea che valorizza la testimonianza laicale, la centralità dei giovani e la molteplicità dei carismi come segni di una Chiesa sempre viva e in cammino.
L’attesa del 7 settembre si fa occasione di riflessione su che cosa significhi oggi la santità. Non più soltanto il terreno di figure lontane nel tempo e nella cultura, ma la possibilità concreta per ciascuno di costruire una vita di fede radicata nel presente, nelle sfide reali del mondo contemporaneo, dentro un tessuto sociale che reclama coerenza, impegno e speranza. Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati non sono dunque solo due santi da celebrare, ma due storie che illuminano sentieri, invitano a camminare, a vivere la fede con coraggio. La Chiesa, con la loro canonizzazione, offre uno specchio nel quale riflettersi: un invito luminoso ad abitare la propria vita come una testimonianza viva e autentica del Vangelo.