La morte di Papa Francesco ha dato il via al peggior spettacolo del mondo: il Conclave dei disperati. Altro che raccoglimento e preghiera: il Vaticano è diventato un suk dove si mercanteggia la successione al soglio di Pietro come si venderebbero tappeti sfilacciati. Una vergogna planetaria.
Il caso Becciu è la ciliegina sulla torta marcia. Condannato in primo grado per peculato e truffa aggravata — mica bruscolini — questo cardinale non è uno dei tanti: è un pezzo grosso, uno che ha gestito soldi e potere come se il Vaticano fosse il suo orticello personale. E adesso? Ora che dovrebbe stare defilato in qualche eremo a meditare sui suoi peccati, eccolo invece pronto a partecipare al Conclave. Uno scandalo vivente.
Monsignor Vincenzo Paglia ci racconta la favoletta che il caso è “chiuso”. Chiuso? Ma per favore. La puzza che si sente da Santa Marta arriva fino a Piazza San Pietro. Paglia parla di pace e di giustizia sociale mentre dietro di lui si scannano come galli in un pollaio ubriaco. Questi predicano amore mentre si vendono l’anima a rate.
Becciu, dal canto suo, fa il martire. Dice che non gli è stato notificato nulla, che nessuno gli ha chiesto di firmare. In pratica si autoproclama ancora in corsa, come se nulla fosse. Una farsa da operetta. È come vedere un ladro che, beccato con le mani nel sacco, si lamenta perché nessuno gli ha mandato una raccomandata.
Adesso è tempo di consultazioni tra i cardinali. “Consultazioni”, si fa per dire: in realtà, è una corrida. Ognuno cerca di piazzare il suo cavallo, incurante se il carro è già mezzo affondato nella melma. Progressisti contro conservatori, misericordiosi contro giustizialisti, in un’orgia di pettegolezzi e minacce velate. L’unica cosa certa? Il buon Dio, se davvero guarda queste scene, si starà mettendo le mani nei capelli — o dove gli pare.
E la domanda resta sempre la stessa: chi avrà il diritto di decidere il prossimo Papa? I buoni? I cattivi? O semplicemente i più furbi, i più viscidi, quelli che sanno vendersi meglio?
Monsignor Paglia continua imperterrito a richiamare all’unità, alla pace, alla lotta contro le ingiustizie sociali. Belle parole, sputate nell’aria come coriandoli a un funerale. Prima di pensare alla fame nel mondo, sarebbe meglio chiudere le fogne interne che stanno sommergendo la Santa Sede.
Intanto nei corridoi vaticani si vocifera, si trama, si intriga. Giovanni Battista Re e compagnia bella si preparano a giocare a Risiko sulla pelle di un’istituzione che ormai assomiglia più a un comitato d’affari che alla sposa di Cristo. I cardinali, altro che successori degli apostoli: sembrano azzeccagarbugli in lizza per una poltrona che scotta.
E intanto noi, i fedeli, quelli che ancora si ostinano a credere in qualcosa di più alto, dobbiamo subire in silenzio. Pregare e pagare, come sempre. Che schifo.
Il Palazzo Apostolico oggi non emana odore di incenso. Emette puzza di fogna, di compromesso, di tradimento. Il Vangelo? Sepolto sotto tonnellate di chiacchiere e bugie.
Restare fedeli alla missione pastorale? Ma quale missione. Qui si resta fedeli solo al potere, al denaro, alla poltrona. Cristo piange e i cardinali fanno a gara a chi si vende meglio.
La questione Becciu deve essere chiusa, ma chiusa sul serio, con un calcio nel sedere a chi crede di potersi autoassolvere. Non si tratta di decidere chi potrà votare, ma di capire se siamo ancora una Chiesa o solo una caricatura grottesca di noi stessi.
Quando si aprirà il Conclave, ricordiamocelo: lì dentro non ci saranno santi, ma uomini assetati di potere. E il prossimo Papa dovrà avere non solo fede, ma il fegato per rimettere ordine a calci, non a carezze. Quanto a Becciu, lo decidano pure i suoi colleghi di bisboccia. Ma che almeno, per una volta, si evitino le menzogne a reti unificate. Misteri e segreti hanno già ucciso abbastanza.
La vera missione è semplice: smetterla di farci ridere dietro dal mondo. Riscoprire la carità, la giustizia, l’amore. Ma stavolta, non a parole: a fatti. A botte di realtà. Chi crede che il peggio sia alle spalle, si prepari. Il disastro vero deve ancora cominciare. E se non ci svegliamo, non resterà che un rudere fumante a ricordare quello che fu la Chiesa. Amen.