Il 3 aprile 2025, la notizia della morte di Theodore McCarrick è rimbalzata, come un sasso lanciato in uno stagno silenzioso. A novantaquattro anni, l’ex arcivescovo di Washington ha lasciato questo mondo, e chissà se il cielo ha accolto la sua anima con qualche sorriso di circostanza. Del resto, la sua vita è stata una sorta di opera teatrale, con drammi, scandali e il tema della redenzione incastrato in un copione che ha fatto palpitare il Vaticano e il mondo intero.
Un decorso clericale sorprendente
McCarrick non è stato semplicemente un cardinale qualunque. No, il suo curriculum è costellato di onori e privilegi, affiancati da un oscuro segreto che ha continuato a consumarlo fino all’ultimo giorno: le accuse di abusi su adulti e minori. Una carriera che, partendo dall’oratorio, lo ha portato dritto nel cuore della Chiesa cattolica americana, fino a farlo sedere su un trono di porpora. Ma il 2018 è stato l’anno in cui la sua maschera è caduta: Papa Francesco, iniziando a scrutinarne le ombre, lo ha estromesso dal Collegio Cardinalizio. Così, senza troppi complimenti, la Chiesa ha deciso di accettare le sue dimissioni, come se si trattasse di un semplice contratto di lavoro rescindibile.
Non bisogna dimenticare che McCarrick era considerato un potente alleato di Francesco. Eppure, quel “playboy” della religione si è ritrovato, nel 2019, privato dello stato clericale, in un’operazione che, secondo alcuni, più che una purificazione, pareva una mossa disperata per placare le acque agitate di un mare in tempesta. Riconosciuto colpevole dei reati di sollecitazione in confessione e violazioni del Sesto Comandamento – con l’aggravante dell’abuso di potere – McCarrick è diventato l’emblema dell’ipocrisia clericale. Un predicatore che abusava della propria autorità come fosse un diritto divino.
Un’uscita di scena discutibile
Il giorno della sua scomparsa, pensiamo a come la Chiesa reagirà. “Che Dio abbia pietà della sua anima”, ammonisce chi si sente obbligato a mantenere le apparenze. Ma quanta pietà ha avuto lui per le sue vittime? E, soprattutto, quanta pietà ha riservato la Chiesa a chi ha subito in silenzio, ridotto a numeri e statistiche dolorose? La vita di McCarrick si è spenta in una casetta nel Missouri, apparentemente dimenticato da tutti, mentre fuori le porte del Vaticano le voci di chi ha denunciato le sue atrocità continuano a levare un grido di giustizia inascoltato.
Un retaggio di silenzio e paura
È sorprendente come il Vaticano abbia saputo gestire la faccenda McCarrick. Nella comunione dei santi, lui ha deciso di lasciare un’eredità di silenzio e paura, mentre il resto del mondo si interrogava su come fosse possibile che un uomo con tali macchie potesse ascendere a tali vette. E non ci limitiamo a dire che i peccatori formalmente pentiti meritano il perdono; che caveat! Dovremmo anche chiederci: come mai la Chiesa, così sollecita a esorcizzare i demoni altrui, rimaneva così inerte di fronte ai comportamenti di un suo cardinale?
Una Chiesa in crisi di credibilità
Siamo di fronte a una crisi di credibilità che il Vaticano non può più ignorare. Con un ex cardinale ora deceduto e una scia di ferite mai curate, quanti altri McCarrick si nasconderanno nell’ombra? La domanda è inquietante. Le relazioni di potere, le alleanze scomode e il timore di scoperte imbarazzanti rendono l’aria irrespirabile, mentre una Chiesa che si vanta di essere custode della verità si ritrova a fare i conti con le proprie contraddizioni. Anche far finta di adorare McCarrick non farà altro che continuare a svilire la figura di un’istituzione che, a questo punto, dovrebbe smettere di rincorrere le apparenze.
Un futuro incerto e inquietante
Si potrebbe pensare che la morte di McCarrick segni la fine delle sue atrocità, ma in realtà rappresenta solo un capitolo chiuso nella storia di una Chiesa che fatica a riconoscere i propri errori. Ciò che resta è un vuoto impossibile da colmare, un interrogativo inquietante: come si può continuare a professare la propria fede in un’istituzione che ha fallito nel proteggere i suoi fedeli? E, soprattutto, come possiamo fidarci di chi ha permesso che l’assoluzione venisse usata come un salvacondotto per i peccatori più audaci?
La morte di McCarrick segna l’epilogo di una storia segnata dal silenzio e dall’ipocrisia. Ma, come per molti altri capitoli del Vaticano, è difficile dire se il futuro porterà con sé una vera riforma o se ci ritroveremo a ripetere gli stessi errori. L’eroismo, si sa, non è mai semplice, e la Chiesa avrà bisogno di più di un semplicistico “momento di riflessione” per trovare un nuovo cammino.
Nel frattempo, le vittime di McCarrick e di tanti altri continueranno a chiedere giustizia, e noi continueremo a essere testimoni di fronte a una Chiesa che, speriamo, sia finalmente pronta a confrontarsi con il proprio passato. Ma, ahimè, il ruggire del silenzio ha il suo fascino, e noi ci troviamo sempre a cercare di decifrare quello che rimane dietro le quinte di un’istituzione tanto potente quanto vulnerabile.