Papa Francesco dimesso dal Gemelli: inizia un nuovo capitolo di convalescenza

La notizia è finalmente giunta: Papa Francesco sarà dimesso dal Policlinico Gemelli domenica 23 marzo. Un evento atteso e monitorato con grande attenzione, non solo dai fedeli ma anche da chi ha seguito con apprensione il suo stato di salute. I medici, durante un briefing tenutosi davanti a una platea internazionale, hanno confermato che il pontefice ha mostrato significativi miglioramenti nelle ultime due settimane, e ora è pronto a tornare nella sua residenza a Casa Santa Marta.

Dal 14 febbraio scorso, Papa Francesco era ricoverato per una polmonite bilaterale che ha richiesto cure intensive e un attento monitoraggio clinico. La buona notizia è che le infezioni più gravi sono state sconfitte e il pontefice non ha contratto il Covid-19 né presenta diabete. Tuttavia, gli specialisti hanno fatto sapere che “alcune crisi pericolose” hanno accompagnato la sua degenza. Pertanto, è necessario continuare a seguire un percorso di riabilitazione, sia motoria che farmacologica.

Il dottor Alfieri, uno dei medici curanti, ha esplicitamente dichiarato: “Dovrà proseguire le terapie farmacologiche e il periodo di riposo a Casa Santa Marta continuerà”. Questo implica che la ripresa delle normali attività non avverrà immediatamente; si parla di almeno due mesi di convalescenza prima di poter tornare alle consuete funzioni pontificali.

Il recupero della voce resta una priorità fondamentale. Infatti, dopo i danni causati dalla polmonite, il papa dovrà affrontare anche questo aspetto delicato della sua salute. Gli esperti sono ottimisti riguardo al fatto che potrà riacquistare la capacità di parlare in tempi brevi, ma ciò richiederà pazienza e dedizione.

Nella giornata di domani è previsto l’affaccio alla finestra del Gemelli per l’Angelus, un momento sempre significativo per i fedeli e per coloro che seguono le sue parole con attenzione. Questo incontro rappresenta non solo un segno di speranza ma anche un simbolo della presenza continua del pontefice nella vita della Chiesa e del mondo intero.

L’idea del recupero fisico si intreccia inevitabilmente con la riflessione spirituale. In questo frangente particolare della vita del santo padre, ci si potrebbe interrogare su come la fragilità umana possa condurre a una maggiore profondità nella fede. La malattia spesso porta con sé interrogativi esistenziali; ci invita a guardare oltre l’apparenza delle cose e ad abbracciare l’essenziale: la speranza, l’amore, la comunità. È in momenti come questi che possiamo riscoprire quanto sia importante restare uniti nella preghiera e nel sostegno reciproco.

A lungo termine, questo periodo di riflessione forzata potrebbe rivelarsi non solo una fase di recupero fisico ma anche un’opportunità per rinnovare la missione pastorale del Papa. La Chiesa cattolica vive oggi sfide nuove e complesse; occorre quindi una guida forte ma consapevole dei propri limiti umani. La testimonianza personale del pontefice diventa così strumento educativo per tutti noi: accettare le proprie vulnerabilità può portare a una fede più autentica.

Mentre ci prepariamo ad accogliere il ritorno del Santo Padre nella sua residenza, ricordiamoci delle parole del Vangelo: “Non temere! Io sono con te”. Queste parole possono risuonare come un invito all’intera comunità cristiana ad affrontare insieme le difficoltà quotidiane con coraggio e determinazione.

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