A Lourdes coperti i mosaici di Marko Rupnik, il sacerdote sloveno accusato di abusi sessuali

Una notizia che scuote le fondamenta del sacro. A Lourdes, presso la Basilica di Nostra Signora del Rosario, le opere dell’ex gesuita sloveno Marko Rupnik sono state coperte con pannelli in alluminio. È un gesto forte, un atto che segna un cambiamento significativo nel modo in cui la Chiesa affronta gli scandali legati agli abusi.

L’annuncio è arrivato dal vescovo Jean-Marc Micas, figura centrale in questo delicato frangente. La decisione è stata presa alla vigilia dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese, che si svolge dal 1 al 4 aprile. Un momento in cui la Chiesa è chiamata a riflettere su questioni spinose e dolorose.

Un passo simbolico per le vittime

“È un nuovo passo simbolico”, ha dichiarato il vescovo Micas. Un passo che intende facilitare l’ingresso nella basilica a tutte quelle persone che oggi non possono varcarne la soglia. Questa scelta non riguarda solo l’arte ma, soprattutto, le vittime degli abusi. Le opere di Rupnik sono conosciute in tutto il mondo e persino nel Vaticano, ma ora ci si interroga sul loro posto nella Chiesa.

Il contesto ecclesiale e l’appello di O’Malley

Il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori, aveva già avvertito i dicasteri della Curia Romana. Ha esortato a evitare ogni forma di esposizione delle opere d’arte di Rupnik che potesse sembrare una difesa o un’assoluzione degli atti compiuti. Un atteggiamento insensibile nei confronti del dolore delle vittime sarebbe stato inaccettabile.

L’opinione pubblica è sempre più critica riguardo all’atteggiamento della Chiesa verso casi simili. Il tempo della tolleranza è finito; l’ombra degli abusi pesa pesantemente sul futuro della comunità ecclesiale.

Le decisioni del vescovo Micas e il percorso futuro

Dopo aver deciso di non illuminare più i mosaici durante le processioni, Micas ha firmato un decreto che dichiara il Santuario di Lourdes come uno dei due luoghi nella diocesi dove vivere l’anno giubilare e ricevere l’indulgenza plenaria. “Il passaggio attraverso le porte d’ingresso della Basilica deve essere all’altezza simbolica del momento”, ha affermato con fermezza.

Micas ha sempre sostenuto le vittime dell’ex gesuita, ritenendo la rimozione dei mosaici inevitabile. “Il mio ruolo,” scrisse nell’annunciare la non illuminazione delle opere, “è garantire che il Santuario accolga tutti”. E ha continuato: “A Lourdes, coloro che soffrono devono venire al primo posto”. Un’affermazione forte, chiara e diretta.

L’atteggiamento del vescovo verso le vittime è quello di una persona consapevole del peso morale e spirituale delle sue scelte. Ha costituito un gruppo di lavoro per riflettere su queste questioni delicate. “Lavoriamo per il lungo termine”, ha dichiarato Micas, evitando decisioni affrettate sotto la pressione delle varie opinioni.

A Lourdes si respira quindi un’atmosfera diversa. C’è una necessità urgente di riparazione e riconciliazione. La chiesa deve ricostruire la fiducia perduta con una comunità ferita da abusi sistematici e da silenzi imbarazzanti.