Le stazioni quaresimali al Celio: i Santi Quattro Coronati e la loro storia

La Quaresima è un momento di meditazione, di riflessione. E Roma, con le sue chiese e i suoi luoghi sacri, si fa custode di questa spiritualità. All’inizio della IV settimana di Quaresima, ci si dirige verso il Celio. Qui sorge la basilica dei Santi Quattro Coronati, un luogo che da secoli è al centro della vita monastica agostiniana. Non è solo una chiesa. È un simbolo. La sua dedicazione risale al 595 d.C., ma la sua storia affonda le radici nel IV secolo.

I quattro santi, protagonisti di leggende che narrano storie di coraggio e fede, sono presentati come soldati o fabbri provenienti dalla Pannonia. A Roma erano già venerati nei primi secoli, all’interno del cimitero dei Santi Marcellino e Pietro accanto al Mausoleo di Elena. L’abside della basilica appartiene al IV secolo; il resto dell’edificio attuale, invece, risale al XII secolo, commissionato da Papa Pasquale II (1099-1118).

Entrando nella basilica, ci si trova davanti a una navata centrale che rappresenta solo una parte dell’originario progetto architettonico. La chiesa doveva essere grandiosa. Si possono notare i resti delle antiche navate in due cortili che precedono l’ingresso principale. Un particolare interessante è l’oratorio di San Silvestro, situato nel secondo cortile: qui troviamo un ciclo pittorico famoso che racconta la leggenda di Costantino e Silvestro.

Le scoperte archeologiche recenti hanno rivelato un battistero circolare del V secolo con un diametro imponente di 12 metri, testimoniando l’importanza liturgica del sito sin dalle origini del cristianesimo.

Ma chi cura la vita spirituale in questo luogo? Sono le religiose agostiniane, custodi di una tradizione che alterna preghiera e carità nel chiostro antico costruito dai marmorai cosmateschi. Nelle venerande mura del monastero si respirano secoli di devozione e servizio.

In questo contesto quaresimale non possiamo dimenticare il ruolo cruciale della Pontifica Accademia Cultorum Martyrum. Fondata il 2 febbraio 1879 come Collegium Cultorum Martyrum da nomi illustri nel campo delle antichità sacre – M. Armellini, A. Hytreck, O. Marucchi ed E. Stevenson – questa Accademia ha visto crescere la propria influenza nel panorama ecclesiastico romano.

Il culto dei martiri: ciò che ha ispirato la sua creazione è oggi il fulcro della pastorale cattolica. San Giovanni Paolo II ha riconosciuto questo valore elevando l’Accademia a Pontificia; essa è ora collegata al Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

L’Accademia ha come obiettivo primario quello di promuovere il culto dei santi martiri e approfondire la conoscenza storica sui Testimoni della Fede e sui monumenti ad essi dedicati fin dai primi secoli del cristianesimo. Le celebrazioni nei cimiteri cristiani antichi – veri scrigni di ricordi e storie – sono un modo per mantenere viva questa memoria.

In ogni Quaresima, l’Accademia organizza funzioni religiose in luoghi sacri attraverso conferenze archeologiche; rievocazioni storiche che ridanno vita ai racconti dimenticati degli antichi martiri.

E non ci fermiamo qui: l’Accademia patrocina anche la liturgia stazionale ripristinata secondo le usanze dei primi secoli cristiani da Monsignor Carlo Respighi tra il 1931 e il 1947; una scelta significativa per riprendere le tradizioni religiose più autentiche.

Un regolamento rivisto: approvato nel 1995, ha portato a una nuova configurazione dell’Accademia stessa; composta da Sodales ed Associati d’ambo i sessi. Una distinzione importante: i Sodales che raggiungono gli ottant’anni diventano Emeriti; coloro elevati alla dignità episcopale o insigniti della Porpora vengono nominati Patroni.

La figura del Magister è centrale in questo contesto: nominato dal Papa per un periodo rinnovabile quinquennalmente, egli rappresenta un legame vivo tra passato e presente nella cura delle tradizioni ecclesiali.

La Quaresima si presenta così come uno spazio sacro dove passato e presente si intrecciano in una danza senza tempo: le chiese romane diventano palcoscenici per riti antichi; gli edifici storici testimoniano non solo un’eredità architettonica ma anche culturale e spirituale profonda.

I Santi Quattro Coronati ci ricordano chi siamo: soldati della fede; fabbri del nostro destino spirituale in questo mondo così complesso. E ogni visita a questi luoghi diventa una riconnessione con radici profonde; uno stimolo alla riflessione su ciò che realmente conta nella vita umana.

Possiamo trovare speranza nei loro volti immortali? Possiamo attingere forza dalla loro testimonianza? In questo viaggio quaresimale verso Pasqua ci viene chiesto non solo di guardare indietro ma anche avanti; verso quella luce che illumina ogni cammino oscuro.

Sono queste esperienze a rendere vivida la fede nel cuore dei fedeli romani e non solo; a farci sentire parte di qualcosa più grande: una Chiesa viva attraverso i secoli.